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Fin da bambino sono stato accompagnato dai miei genitori in montagna a camminare e a sciare.
Da sempre frequento la montagna in tutte le quattro stagioni dell'anno alternando gli sport in base alle condizioni della montagna.
A piedi, con le racchette da neve o con gli sci, durante tutto l'anno mi dedico ad approfondire continuamente le mie conoscenze e la mia esperienza per frequentare al meglio ed in sicurezza l'ambiente montano.
La passione e la volontà verso la montagna mi hanno spinto a decidere di intraprendere la strada professionale dell'accompagnamento per trasmettere ad altri appassionati il valore e le bellezze naturali che la montagna offre.
In questa sezione ti parlo esclusivamente di me, di come ho iniziato a conoscere la montagna, dalle prime difficoltà che ho incontrato ai primi risultati che ho raggiunto.
Nella seconda parte invece ti racconto come questa passione è cresciuta fino a diventare una professione illustrando anche ciò che Natural Mind mira a raggiungere.
Cominciai a scoprire la montagna in prima persona a 15 anni quando per problemi alla cartilagine alle ginocchia, ero impossibilitato a giocare a basket perché gli esercizi d'allenamento rischiavano di infiammare le articolazioni che si trovavano in piena fase di crescita.
Seppur i miei genitori e per via indiretta ero già a conoscenza di cos'era la montagna nel suo insieme, quell'anno, il 2005, segna ufficialmente l'inizio del mio "andar per montagne".
La mountain bike e lo sci nordico sono stati i miei sport preferiti per i primi 4 anni (2005-2008) che stagionalmente svolgevo regolarmente tra Domodossola, la val Formazza e la valle Antrona dove trascorrevo buona parte dell'anno in preferenza alla cittadina ossolana.
Ricordo ancora alcune imprudenze che commettevo inconsciamente come andare in bici d'inverno vestito con jeans e piumino affrontando salite impegnative con parecchi metri di dislivello su strade in parte innevate rientrando dopo le 17 quando ormai era notte senza luci di posizione sulla bicicletta.
Mi iscrissi nel team Rampikossola e seguii intensi programmi d'allenamento per le gare da cui in realtà non ne ero mai particolarmente attratto perché preferivo allenarmi per raggiungere posti sempre più in alto in montagna piuttosto che gareggiare in circuiti predefiniti.
Fu così che m'inventai alcuni giri di "biathlon" dietro casa alla cima del Moncucco in primavera quando chiudevano gli impianti sciistici di Domobianca.
Partivo da casa a Domodossola a quota 275m. e raggiungevo in bicicletta l'alpe Foppiano a 1275m... qui legavo la bici con un lucchetto alle scale in legno del ristorante e mi cambiavo con scarpe e vestiti da escursionismo e partivo per la cima del Moncucco a 1901m. tra le piste ancora parzialmente innevate.
Simile era stata la salita in stile "biathlon" anche in quel giorno di agosto di Sant'Alessandro che da Domodossola partii in bici fino al passo del Monscera a quota 2101m. per legare come consuetudine la mia bici ad un palo indicatore dei sentieri del Cai e partire per la vetta del Pioltone 2611m. compiendo così in totale 2400m di dislivello compreso di tutti i sali-scendi durante la salita.
Erano gli anni in cui iniziavo a compiere da solo anche alcune escursioni in solitaria a cime mediamente alte della mia zona d'origine, anche perdendomi e trovandomi in situazioni a volte potenzialmente pericolose da cui io inconsciamente mi ci ritrovavo, ma che ne uscivo in fretta per tornare a casa senza combinare guai.
Ricordo di quella volta che mi avventurai da solo all'alpe Cama, fantastico altopiano sopra Antrona dove essendo franata buona parte di montagna nell'alluvione del 2001, era scomparsa l'antica mulattiera e io salito per esili tracce tra balze rocciose e boschi di ontani arrivai comunque in quel meraviglioso posto, ma in discesa non trovai più le tracce trovandomi a vagare tra alti salti strapiombanti di roccia e puntando solamente un cavo di una vecchia teleferica che sapevo arrivasse prima o poi da qualche parte sul fondo del ripido pendio.
Nonostante attimi di paura e il fiato affannato scesi a zig-zag per queste balze fino al punto di partenza.
Qualche anno dopo ricostruirono il nuovo sentiero per l'alpeggio.
Appaganti erano anche le settimane al rifugio Andolla organizzate dal Cai Villadossola in cui si viveva al rifugio e ogni giorno si compivano salite in ogni angolo della valle Antrona.
In questa prima fase, la maggior parte delle Montagne della mia zona d'origine le ho salite ed esplorate fin dalla prima volta praticamente da solo, senza conoscerle e fondamentalmente approcciandomi alla montagna con quello che avevo e conoscevo li sul momento.
Abbandonando il mondo delle gare in bicicletta cominciai ad avvicinarmi all'alta montagna con attività più alpinistiche come l'arrampicata e l'alpinismo classico.
Frequentai diversi corsi di alpinismo organizzati dalle Guide Alpine di Macugnaga e nell'Agosto 2008, a 18 anni, salii con il mio amico Flavio, il mio primo 4000, la Weissmiess 4017m. in Svizzera, nel canton Vallese.
Un'emozione incredibile scoprire quei luoghi, quei panorami e quella natura così selvaggia.
Il mio mondo della montagna cominciava ad ingrandirsi tra le discipline sportive, le tecniche e le conoscenze cominciavano a mischiarsi e a spingermi a fare qualcosa di più per conoscere meglio questo mondo e a farne parte.
Scoprii anche il mondo del Soccorso Alpino che mi ispirò definitivamente a comprendere a 360 gradi la montagna.
Una serie di obiettivi personali si susseguirono gli anni dopo.
Nell'Agosto 2009 salii quella che è la mia montagna preferita: il pizzo Andolla 3656m per la via normale, semplice ma assolutamente da non sottovalutare per dislivello (1600m dal rifugio Andolla) e ubicazione geografica che ne complica spesso l'ascesa per il sopraggiungere scontato e anticipato delle nebbie.
Nel 2010, a 20 anni, salii per la prima volta la Capanna Regina Margherita 4556m sul Monterosa.
Nel 2011 inizio a praticare lo sci alpinismo e da subito mi appassiono alle gare in notturna amatoriali.
Il 2012 6egrave; l'anno in cui metto a segno una delle traversate alpinistiche di cui conservo un bel ricordo, quella della traversata dei Lyskamm in giornata da Gressoney.
Insomma sono anni in cui compio molte ascese a 4000 metri e salgo in solitaria per la prima volta praticamente tutti i principali 3000 ossolani.
In quegli anni mi ero accorto quando condividevo la salita con un amico, che avevo sviluppato una sorta di autogestione che mi aveva creato degli automatismi in me stesso che mi consentiva di occuparmi di più con chi mi capitava di accompagnare, spesso aiutandolo e risolvendogli situazioni di difficoltà.
Inoltre quel mio perlustrare "alla cieca" girovagando spesso fuori sentiero mi stava facendo acquisire una sorta di "schema logico mentale" che mi aiutava a capire come raggiungere luoghi non battuti o di ritrovare i sentieri quando camminavo da un po' fuori sentiero, scoprendo che è proprio in quei luoghi non (più) battuti che si possono ancora trovare dei veri e propri segreti che il tempo sta rendendo sempre più lontani a noi e quindi preziosi da riscoprire.
Da qui il mio cammino è tornato a quote meno glaciali, ma con un occhio di riguardo in più a quello che mi circondava e quello che vedevo.
Ecco che allora conscio del mio bagaglio esperienziale personale unito alla passione ho iniziato a rivisitare certi luoghi e a scoprirne altri di nuovi sempre da solo.
Determinante per la svolta definitiva furono anche i primi anni di lavoro.
Geometra, magazziniere, impiegato, operaio agli impianti di risalita, tuttofare nei rifugi... diverse sono state le attività che cercavo di conciliare con la montagna e numerose le idee come quella di prendere tutte le patenti compresa l'abilitazione per imparare ad usare il "gatto delle nevi" sugli impianti pur di godermi ste benedette montagne anche sul lavoro.
Alla fine dopo una bella batosta sul mondo del lavoro nel 2015 la decisione netta di investire su me stesso e sulla mia passione, nient'altro.
Anni duri seguirono in cui c'era tutto da costruire e in cui mi sentivo vulnerabile da una parte perché mi sentivo così piccolo di fronte al mercato e al mondo del lavoro, ma invulnerabile dall'altro lato quando pensavo a dove volevo arrivare come obiettivo finale dove nessun contratto determinato o indeterminato, potesse influenzarmi mai più sulla mia vita perché tutto dipendeva da me stesso e dal mio operato sia nelle difficoltà, ma soprattutto nei vantaggi a lungo termine per il mio futuro.
Cominciai, in seguito ad alcuni approfondimenti in materia, ad aprire i miei canali social di Facebook, Instagram e Youtube in cui cominciavo a raccontare le mie montagne in aneddoti e storie.
Aprii la partita Iva e cominciai a trovare qualche magro lavoro di promozione del territorio in alcune aziende private e pubbliche.
Investii infine sul tassello finale del puzzle, quello per abilitarmi professionalmente come AMM.
Nel tempo i canali social hanno preso parte tra la quotidianità di molte persone interessate e i lavori di promozione pian piano si sono sviluppati in campagne pubblicitarie realizzate secondo uno stile nuovo, originale e basato sulla passione.
C'è ancora moltissimo da fare e soprattutto da creare per far conoscere le bellezze naturali che ci circondano ricollegandoci con esse per un maggiore rispetto con la natura e trasformare i patrimoni italiani in un volano prosperante di un turismo innovativo, sano ed ecologico.
Oggi nei sentieri di casa cerco soluzioni e risposte verso questo mio progetto e mentre cammino mi piace riscoprire luoghi dimenticati che conservano intatta la loro Storia.
Adoro ricordare quello che la montagna ha da restituirci attraverso i segni lasciati dai nostri avi durante le loro vite trascorse con il bestiame sugli alpeggi.
Ammiro soprattutto quella loro sorta di devozione che servirebbe così tanto a questo mondo superficiale in continua e velocissima trasformazione che a volte sembra che rischi di collassare sia dal punto di vista climatico che sociale al contrario di quelle comunità che dalla montagna e dalla povertà hanno saputo trarre il proprio sostentamento e posto addirittura le basi del mondo in cui viviamo.
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